Monday, November 29

Und Mädchen stehlen?



Il Ratto dal Serraglio di Wolfgang Amadeus Mozart
Teatro alla Scala, 15 maggio 1972,
regia di Giorgio Strehler
Foto di scena di Erio Piccagliani

Friday, November 26

Gente di fabbrica


Paolo Gasparini da Ouvrier

Per me, me personalmente, ecco che cosa ha voluto dire lavorare in fabbrica. Ha significato che tutte le ragioni esteriori (prima le consideravo interiori) su cui per me si fondavano il sentimento della mia dignità, il rispetto di me stessa sono state in due o tre settimane radicalmente spezzate sotto il colpo di una costrizione brutale e quotidiana. E non credo che siano nati in me dei movimenti di rivolta. No, al contrario la cosa al mondo che mi sarei aspettata di meno da me stessa – la docilità. Una docilità da bestia da soma rassegnata. Mi sembra che io sia nata per aspettare, per ricevere, per eseguire ordini – che non avevo mai fatto altro che questo – che non avrei mai fatto altro che questo. Non sono fiera di confessarlo.
E il tipo di sofferenza di cui nessun operaio parla: fa troppo male persino pensarci.
Quando la malattia mi ha costretta a fermarmi, sono diventata pienamente cosciente dell’abisso in cui sono caduta, ho giurato a me stessa di sopportare questa esistenza fino al giorno in cui sarei riuscita, nonostante tutto, a riprendere il controllo di me stessa. Ho mantenuto la parola data. Lentamente, nella sofferenza, ho riconquistato attraverso la schiavitù il sentimento della mia dignità di essere umano, un sentimento che questa volta non si basa su niente di esterno, e sempre accompagnato dalla consapevolezza che non ho diritto a nulla, che ogni istante libero dalle sofferenze e dalle umiliazioni deve essere ricevuto come una grazia, come il semplice effetto di casi favorevoli.
Ci sono due fattori, in questa schiavitù: la rapidità e gli ordini. La rapidità: per "arrivarci" bisogna ripetere movimento dopo movimento con un ritmo che, essendo più rapido del pensiero, impedisce non solo il corso della riflessione ma anche del sogno. Mettendosi davanti alla macchina, è necessario uccidere la propria anima per otto ore al giorno, i proprio pensieri, i propri sentimenti, tutto. Se si è irritati, tristi, disgustati, bisogna liberarsene, ricacciando tutto al fondo della propria irritazione, tristezza o disgusto: rallenterebbero il ritmo. Anche la gioia. Gli ordini: dal momento dell’entrata a quello dell’uscita, si può ricevere qualsiasi tipo di ordine. E bisogna sempre tacere ed obbedire. L’ordine può essere faticoso o pericoloso, o addirittura ineseguibile; o allo stesso tempo due capi possono dare ordini contraddittori; non importa: si tace e ci si piega. Rivolgere la parola a un capo – anche per una cosa indispensabile – significa sempre, anche nel caso si tratti di un tipo coraggioso, esporsi a farsi redarguire; e quando questo arriva, bisogna ancora tacere.

Simone Weil, Lettres à Albertine Thèvenon (la traduzione è mia)

Approfondimenti

L'eterno presente

Celebriamo le feste. Festeggiamo chi ci ama, le stagioni, le lune. Ciascuno ritroverà la certezza che quaggiù c'è posto per lui. Forse è questo, l'essenziale. La festa crea un ordine solenne in cui ciascuno è confermato, nel proprio ruolo, nel proprio posto rispetto al tutto. E' questo, credo, ciò che manca agli uomini del nostro tempo: la certezza di avere il proprio posto nella festa esuberante e tragica del mondo e della storia. Ancor più dell'uguaglianza, è di questa sicurezza che gli uomini hanno bisogno. Senza, prendono a mettere in dubbio il senso della vita, e vivere nell'immensità senza forma è insopportabile. Perché tutto, nell'assenza di senso, si dissolve. E' il regno della grande noia dell'uomo, è il contrario della festa.

Jeanne Hersch

Thursday, November 25

The everlasting name



Girls of paper (written in Hungarian on the back of the photograph)
23/9/1945

The photo was given to Yad Vashem by the uncle Joseph Scheinfeld. The two girls died in Auschwitz. Their names are unknown.

Yad Vashem - the Stories Behind the Names

Tuesday, November 23

Untitled


Diane Arbus
Untitled (6), 1970-71

Diane che fotografa quello che non sappiamo, che osserva un'altra forma di gioia, di dolore, di amore. Che non vediamo. E che alla fine è sempre la stessa

In a fairy tale



Albino sword swallower at a carnival, 1970

There's a quality of legend about freaks. Like a person in a fairy tale who stops you and demands that you answer a riddle.
Diane Arbus

The poetry of form


Magnolia Blossom, 1925


Martha Graham, 1931

Oh people have forgotten that, Dorothea. They’ve forgotten that I ever did plant forms. You know, I’ve tried my best to sell people on the idea that I photograph anything that can be exposed to light.
Imogen Cunningham

Friday, November 19

Those were the days


USA: Road people


USA. Hippie commune in New Mexico, 1971


USA. Venice Beach Rock Festival in California, 1968

Dennis Stock, Made in USA

Wednesday, November 17

Last sitting


photos by Bert Stern

22 June 1962
Bel Air Hotel - Room 96
LA

Imaginaria


George Hoyningen-Huene, Divers, 1930

Play it for today
Stella was a diver and she was always down

oggi ho i nodi tra i capelli.

Tuesday, November 16

Who's afraid of Virginia Woolf?



If we take a look at the sigles of women’s organizations we will see which is the dominating image: young girls with their hair blown by the wind, flowers, pigeons with a woman’s sign in the beaks, hearts inside of which a mother holds her baby, women in a circle. The image is archaic, traditional, maternalist – profoundly nonfeminist (rather "feminine-archaic") in any variant of practiced femininsm – be it liberal, radical or cultural. The names of women’s NGO’s are also a proof of "gender/feminism neutrality". They are in general impersonal – leagues, federations, societies (which does not serve a budding feminist ideology, which needs a personal touch, an alternative language) or are of a traditional/mythological nature – Ciocarlia, Ariadna, Ana, Maria. There are some exceptions – "SEF" (Equal Opportunities for Women – Iasi) and "Partners for change", both names with sexist language connotations ("partners" excludes somehow the feminine, and SEF is a term with no feminist resonance – by its allusions to vertical hierarchies) or the organization "Amazoanele Carpatilor" – name with a nationalist radical connotation. There is only one organization which names itself feminist – The Society for Feminist Analyses AnA. Another one, labeled elitist is "The Center of Studies for Gender Identities".

Laura Grunberg
NGO-ization of feminism in Romania, the failure of a success

Monday, November 15

etimologie

Heidegger dopo la Kehre del '29 cerca l'Essere che dimora nelle parole. Solo dalle parole, come dono dell'essere, può emergere la verità. Mi metto in ascolto delle parole che mi restituiscono un senso originario che oscilla come il suono dei fogli che passano adesso attraverso la stampante.

perdonare
Lat. mediev. perdonare, comp. di pe°r rafforzativo e dona¯re 'donare'

dono
Lat. do¯nu(m), dalla stessa radice di da¯re; cfr. dote

dote
Dal lat. do¯te(m), dalla stessa radice di da¯re; cfr. dono

Il perdonare come un dono ancora più forte, un dono però che arriva da lontano e nasce insieme a una dote. Il perdonare che è un non punire, un non castigare, che implica il giudizio che qualcuno abbia sbagliato e che magnanimamente non venga punito. Il perdono che implica la demarcazione netta tra un carnefice e una vittima. E io queste distinzioni nette non le riesco ancora a vedere.

Trovo qui Derrida che mi parla di dono e perdono e intanto finisco di stampare:
Se la persona cui dono qualcosa ne è consapevole e mostra quindi la sua riconoscenza dicendomi ad esempio: "ho ricevuto questo da parte tua, grazie", questa semplice gratitudine e questa presa di coscienza mettono in moto un circolo economico e un gesto di restituzione che, come tali, distruggono il dono. Detto in altri termini, e venendo subito alla radice del problema: basta che il dono appaia come tale a chi lo riceve o a chi lo fa perché scompaia. Per essere conforme alla sua essenza, il dono deve sfuggire all'economia, deve sfuggire al 'grazie', alla ricompensa, al mercato. Fa parte dunque del senso del dono il fatto di non apparire mai come tale. E si associano così due requisiti contrastanti. Uno segna la necessità della fenomenologia, l'altro la sua impossibilità. Lo stesso vale, mutatis mutandis, anche per il perdono. Se penso all'idea del perdono così come l'abbiamo ereditata dalla nostra cultura giudaico-cristiano-islamica, il perdono dev'essere una pura grazia. Dev'essere libero e offerto in maniera incondizionata. Per perdonare bisogna innanzitutto che il perdono non sia richiesto, che nessuna parola lo prenda in consegna, lo esprima, lo dica, lo raccolga. Il perdono dev'essere silenzioso, invisibile, discreto. Deve sfuggire al linguaggio e alla fenomenologia, e non deve neppure avere un senso. Se avesse un senso potremmo capire come si orienta e come appare a una coscienza. Ma tanto il dono quanto il perdono, dal momento in cui si danno nell'esistenza, spariscono. Abbiamo dunque in una stessa esperienza - intendendo questa nel suo senso più ampio - insieme una possibilità e un'impossibilità.

L'onore perduto di Katharina Blum



Heinrich Böll
Die verlorene Ehre der Katharina Blum
La denuncia della violenza, come questa nasce e dove può condurre. La deformante interpretazione mediatica della verità. La distorsione delle rappresentazioni. Le sovrastrutture fatte di parole. I barocchismi fatti di immagini. Katharina contro le parole. E le storie inventate fatte di parole.

Friday, November 12

Melaracconti

La rappresentazione delle donne nei manuali scolastici
Lo stereotipo della donna femminile, ovvero bella, dolce, passiva, debole, etc.
Esempio: in un dizionario per bambini, si trovano gli esempi seguenti per illustrare i differenti significati della parola bene:
- Lei è buona, lei è bella.
- Un uomo buono è un uomo stimabile (serio). (sic!)
Esempio: In un dizionario per bambini del ciclo primario, i sostantivi forza, energia, virilità, coraggio sono associati al genere maschile, mentre fascino, dolcezza, delicatezza, bellezza sono associati a quello femminile.
Esempio: Manuale d'inglese, Step in, Hatier, p. 102: un disegno raffigura una donna che non riesce a far funzionare l'asciugacapelli: non ha capito che sono diverse in Francia e in Spagna! Qui, non soltanto la donna è ancora una volta associata alla preoccupazione del corpo e della bellezza ma risulta contestualizzata all'interno di una situazione svalorizzante di incomprensione di un fenomeno (stereotipo della donna stupida).
Nel medisimo manuale, gli esempi offerti veicolano spesso stereotipi, come alla pagina 108: "Quando inizierai a lavorare? - Non appena finisco di farmi le unghie", e ancora: "Da quanto tempo pratichi la danza classica?".
da Mix-Cité (la traduzione è mia)

Mi ricordo della storia di Melina e di Delfina, il disegno di George che si veste da uomo e che parla con un grillo in una teca trasparente. Due libri bellissimi pubblicati dalla casa editrice "Dalla parte delle bambine", fondata nel 1974 da Adela Turin.


Melaracconti
Scritto da Adela Turin
Illustrazioni di Nella Bosnia


Aurora: Aurore Dupin diventa George Sand
Sceneggiatura e testi di Adela Turin
Illustrazioni di Annie Goetzinger

Due libri belli e intelligenti, due esempi di una letteratura per bambine e bambini non sessista. Spero che siano sopravvissuti alla muffa della cantina.

Thursday, November 11

ieri oggi domani


Feminism(S)
a woman on women

Wednesday, November 10

All around Sloane Square



So can you squeeze me
Into an empty page of your diary;
And supernaturally change me?
Change me, change
You are repressed
But you're remarkably dressed
Is it Real?
And you're always busy

Monday, November 8

3 hundred years

En 'Orlando' también hay la preocupación del tiempo. El héroe de esta novela originalísima - sin duda la más intensa de Virginia Woolf y una de las más singulares y desesperantes de nuestra época - vive trescientos años y es, a ratos, un símbolo de Inglaterra y de su poesía particular. La magia, la amargura y la felicidad colaboran en este libros. Es, además, un libro musical, no solamente por las virtudes eufónicas de su prosa, sino por la estructura misma de su composición hecha de un número limitado de temas que regresan y se combinan.
Jorge Luis Borges

Friday, November 5

Hairdresser on fire

For women are not (judging by my own short experience of the sex) obedient, chaste, scented, and exquisitely apparelled by nature. They can only attain these graces, without which they may enjoy none of the delights of life, by the most tedious discipline. There's the hairdressing,' she thought, 'that alone will take an hour of my morning; there's looking in the looking-glass, another hour; there's changing from silk to lace and from lace to paduasoy; there's being chaste year in year out...'

Virginia Woolf, Orlando

Atmosphere









Walk in silence, don't walk away, in silence. See the danger, always danger, endless talking, life rebuilding
Joy Division
Director: Anton Corbijn

Tuesday, November 2

Giardino di lettura

se cammini un po' fuori dalla scatola scopri che là c'è il tempo e i colori degli alberi. e Conrad e il suo mare e il tempo che alla fine non passa perché tutto rimane uguale.

"Si scrive solo la metà di un libro. Dell'altra metà deve occuparsene il lettore"
Joseph Conrad